Friday, October 23, 2015

Mentre Palmira brucia, noi stiamo perdendo la guerra contro la storia

In mezzo alle continue incursioni aeree e durante il massacro di Siriani innocenti di cui siamo tutti testimoni, la recente distruzione dell'Arco di Trionfo a Palmira in Siria da parte dei militanti dello Stato Islamico non ha semplicemente ridotto in macerie un altro monumento della storia romana. Questo atto ha ancora una volta sottolineato la nostra apatia e indifferenza nei riguardi dell'attuale guerra contro la storia.

Anche se gli ufficiali delle Nazioni Unite hanno condannato la dissacrazione delle rovine di Palmira come crimine di guerra, la realtà è che la comunità mondiale ha ignorato la propria responsabilità di mantenere viva l'antica storia di Palmira e ha permesso che l'attenzione sulla sua scomparsa svanisse nel giro di 24 ore dai media.

Sembra troppo scontato dichiarare che la perdita storica di un paese sminuisca noi tutti, per parafrasare il poeta inglese John Donne. Ma la verità è che simili episodi di storicidio rivelano anche la nostra complicità in un crimine antico volto ad obliterare parte della storia delle nostre civilizzazioni.

La distruzione degli antichi monumenti romani di Palmira non riguarda la semplice scomparsa di una reliquia di 2000 anni fa; è un atto di guerra contro l'umanità e un rifiuto di accettare il contributo storico di coloro che vengono collocati al di fuori della nostra visione sciovinistica della storia ma che in realta' hanno influenzato quello che siamo oggi.

Finché considereremo la perdita di questi monumenti come un danno collaterale dovuto al caos della guerra, continueremo ad essere tutti colpevoli di questo crimine.

E questa è la tragica lezione sepolta sotto le macerie di Palmira. La guerra contro la storia ha origini antiche.

Dedicato alla conquista militare dei Parti (parte dell'attuale Iran) per mano dell'imperatore romano Settimio Severo, imperatore romano dal 193 al 235 d.C., l'Arco di Trionfo di Palmira celebrava la sua vittoria di guerra e creava un importante nesso tra la storia della Siria e la storia europea e dell'odierno Occidente.

Con la "damnatio memoriae", l'editto vigente durante l'Antico Impero Romano, gli imperatori avevano anche il diritto di "dannare" la storia di un individuo e di distruggere i monumenti e i documenti di tutti coloro che ritenevano deplorevoli. Simili atti di storicidio erano considerati come un fato ben peggiore della morte. Lo stesso figlio di Severo, Geta, dopo essere stato ucciso venne condannato alla "damnatio memoriae" e la sua immagine e il suo nome vennero cancellati da tutti i monumenti.

Allo stesso tempo, la dinastia libica di Severo, insieme alla moglie Giulia Domna originaria della Siria, cambiarono drammaticamente il concetto di cittadinanza nell'odierno continente europeo, nel momento in cui il loro figlio, l'imperatore Caracalla, decretò la Costituzione Antoniniana che garantiva la cittadinanza a tutti gli uomini liberi dell'Impero Romano.

Questo antico diritto chiamato "Ius Soli", ossia il diritto di cittadinanza per luogo di nascita, non esiste più in gran parte dell'Europa, un fatto non di poco conto in quest'epoca di migrazione e spostamento di rifugiati.

Mentre oggi i turisti a Roma si fermano per farsi fotografare nel Foro Romano sotto l'arco di Settimio Severo, uno dei più importanti punti di riferimento dell'epoca di Settimio fu demolito nel sedicesimo secolo, ed i suoi sti sono stati utilizzati per costruire palazzi Cristiani e piazze pubbliche. Severo aveva costruito un "Settizonio" nell'antica Roma per accogliere i viaggiatori africani e arabi nella Città Eterna.

La distruzione di simili monumenti da parte degli stessi Europei in epoca medievale e moderna non era una rarita' e non e' da considerare meno tragica della distruzione dell'Arco di Trionfo in Siria.

Il perdurante crimine dello storicidio in Siria e in tutto il mondo non si ferma con le sue barbarie. Persiste con la nostra apatia, con il nostro silenzio e con il nostro oblio. Continua se noi permettiamo che la tragedia in Siria si perda nell'oblio dei titoli di giornale e nell'insostenible indecisione alle conferenze mondiali e agli incontri delle Nazioni Unite.

Non si fermera' se non ci preoccupiamo di raccontare la storia nella sua interezza, in Siria, a Roma e nell'Occidente.

Finira' solo quando finalmente riconosceremo che la storia stessa e le nostre storie--inclusa la vita di Khaled al-Asaad, direttore del sito archeologico di Palmira, decapitato dall'ISIS e la lezione che ci ha insegnato l'Antica Roma di Severo--sono essenziali per la nostra esistenza e la loro perdita e' un destino peggiore della morte.

Jeff Biggers é l'autore di molte opere storiche e teatrali, recentemente "Damnatio Memoriae: Una commedia".

Traduzione di Riccardo Amadori e Alberto Rizzo.

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